domenica 11 aprile 2010

Analisi

In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso. (cit. Aristotele)

Acipenser sturio (Linnaeus, 1758) - foto di Zaur Abbaszade - fonte commons.wikimedia.org

Apro con una citazione, come mio solito. In questo caso speranzosa ed esplicativa. Quasi positivista.
La realtà delle cose però è tutt'altro che positiva.
Come si sa il 2010 è l'anno della Biodiversità. Antonio Cianciullo nel suo blog riporta una statistica che fa quantomeno riflettere. Vi rimando dirattemente all'articolo.
In sintesi, si parla del termine biodiversità, del suo significato e di una serie di sondaggi inerenti all'informazione europea. Per lo studio completo rimando qui (sono 98 pagine di report, spulciatela un po').

Che dire, dopo ciò che è successo a Doha, (e per cui rimando ai recenti e importantissimi post di Fabio e Marco), un'altra notizia sull'orientamente di quest'anno, che doveva smuovere le coscienze...

mercoledì 24 marzo 2010

Il mondo è bello perchè vario

Tanto fa l'uomo che alla fine sparisce (cit. Raymond Queneau)

Trovo che sia importante parlare di biodiversità, anche per questo a volte segnalo nuove scoperte nel mondo ittico, poichè secondo me essa rappresenta l'anima della terra, del suo futuro e della sua evoluzione (facendola breve, molto breve, insomma).

Thunnus thynnus (Linnaeus, 1758) - fonte readersdigest.com

Credo sia doveroso, quindi, segnalare un interessante rapporto dell'European Environment Agency, dove si affronta il problema sempre più pressante della biodersività, ovvero Biodiversity - 10 messages for 2010. Nello specifico viene esaminata la situazione dei vari ecosistemi europei e dei cambiamenti in atto, cause ed effetti. Il rapporto è diviso in 10 punti, di cui quattro sono già pubblici mentre gli altri saranno on web prossimamente. Legato al tema del blog è il Message 3, freshwater ecosystem, ma consiglio la lettura dell'intero rapporto e dei futuri messaggi.

E sempre redatto dall'EEA, segnalo anche una pubblicazione sui mari e sulle cause dell'impoverimento ittico degli stessi. Il rapporto completo lo potete trovare qui.
Il 2010 è comunque un anno di grande riflessione, più o meno credibile, da parte delle istituzioni su questo tema, a tal proposito è interessante il rapporto dell'European Commission sulla pesca, redatto a fine dell'anno scorso, che è citato alla fine del rapporto dell'EEA (ma che nella versione italiana è un po' nascosto), vi rimando al link.

Infine, proprio mentre scrivo, è online l'annuale EEA Signals, con il titolo Biodiversity, climate change and you, lo devo ancora leggere ovviamente, sarebbe interessante commentarlo insieme.

sabato 23 gennaio 2010

Pangio longimanus

Un uomo di genio non commette errori: i suoi sbagli sono l'anticamera della scoperta. (cit. James Joyce)

Sembra che mi interessino solo i pesci di piccola taglia (e in realtà è in parte vero) ma è doveroso fare un post su questa scoperta, almeno per uno come me che va pazzo per il genere Pangio.


Pangio oblonga (Valenciennes, 1846) - fonte loaches.com


Ralf Britz & Maurice Kottelat (che neanche qualche mese fa aveva descritto Pangio lidi) hanno scoperto e classificato una nuova specie di "eel-loach", battezzandola Pangio longimanus che ha come caratteristiche principali una taglia ridottissima per il genere, gli esemplari adulti misurano solamente 23 mm, oltre a delle pinne pettorali estremamente allungate negli esemplari maschi. Scoperto nelle regioni centrali del Laos, dapprima era stato scambiato per degli esemplari subadulti di un'altra specie di Pangio. Dopo un esame più accurato su tre campioni, i quali presentavano differenze nel pattern e nella morfologia rispetto alle altre specie, si è scoperto che uno dei tre era in realtà un maschio adulto, classificando questi Cobitidae come i più piccoli del genere Pangio.
Per leggere l'introduzione all'articolo, rimando a questo link.

Che dire, aspetto di vedere le foto di questa anguilletta, intanto mi godo i miei P. khulii in riproduzione...

venerdì 22 gennaio 2010

Anno nuovo, killi nuovo

Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento. (cit. Frank Zappa)

Neanche il tempo di iniziare l'anno e già vengono pubblicati articoli su nuove specie di killifish.
Saranno felici come al solito i miei amici killifisher.

Ex Nothobranchius sp. aff. furzeri "Gorongosa”, ora N. kadleci - foto Marco Vaccari

Ex Nothobranchius sp. aff. furzeri "Gorongosa”, ora N. kadleci - foto Marco Vaccari

Ex Nothobranchius sp. aff. furzeri "Gorongosa”, ora N. kadleci - foto Marco Vaccari

Il pesce in questione è Nothobranchius kadleci, un annuale scoperto e classificato da Martin Reichard in Mozambico, dopo una ricerca iniziata nel febbraio del 2008, in cui sono state registrate 12 popolazioni tra le rive del fiume Save e la sponda meridionale dello Zambesi. Simile a N. furzeri (Jubb 1971), i cui ritrovamenti sono stati effettuati più a sud, si differenzia da esso per la colorazione rossastra di varie zone del corpo e per alcune differenze morfologiche nelle pinne.

Nothobranchius furzeri - fonte killi.co.uk

Pesce stupendo, non c'è che dire, per l'articolo completo rimando al link su Zootaxa, qui. Dopo i quattro nuovi esemplari del 2009 è interessante vedere che il primo killi del 2010 è comunque un Nothobranchius.

 Habitat di Nothobranchius furzeri - fonte nothobranchius.info

Del 2009 invece sono altre due pubblicazioni che ancora non avevo trattato e che colgo l'occasione per fare.
La prima riguarda un altro annuale, si tratta di Papiliolebias hatinne, scoperto e classificato da M. Azpelicueta, C. Buti e G. García. I ritrovamenti sono stati effettuati nella provincia di Salta, in Argentina, in uno stagno temporaneo a 5 km a nord dal bacino del Río Bermejo.

 
Papiliolebias hatinne - fonte pecescriollos.de

Si differenzia da Papiliolebias bitteri, diffuso nel bacino del Río Paraguay, per alcuni trattti morfologici, tra cui alcune differenze nella mascella e nei denti e nel numero delle vertebre e dei raggi.
Un altro bel pesciolino, per leggere un estratto dell'articolo, che è stato pubblicato su Revue suisse de Zoologie 116, vi rimando qui.

Aphanius mesopotamicus - foto di Brian W. Coad - fonte wikimedia.org

Il secondo pesce trattato è Aphanius mesopotamicus, scoperto da Brian W. Coad, di cui aveva già parlato Fabio nell'ultimo suo post. Riclassificato tramite campioni conservati in museo e senza la raccolta sul campo, ha un areale che va dall'Iran all'Iraq, vicino al Golfo Persico. Le differenze con le specie simili, in particolar modo con Aphanius sophiae (Heckel, 1849), risiedono principalmente nella morfologia di A. mesopotamicus e nella sua pigmentazione.
Per consultare l'articolo completo rimando a questo link.

Insomma, chi ben comincia è a metà dell'opera, la cosa bella è che N. kadleci probabilmente era già nelle vasche di qualche appassionato da un bel po' di tempo (come quelle di Marco, ndr), con un'altra classificazione. Succede nel mondo dei killifisher, dove la speciazione allopatrica è frequente soprattutto in alcuni generi, e per decenni si classificano intere popolazioni sotto un'unica specie.
Alla prossima!

mercoledì 20 gennaio 2010

Mini Puffer

Pensano che, essendo piccolo e giovane, da me non possa venire niente di grande.  (cit. Wolfgang Amadeus Mozart)

Ho sempre avuto un debole per i Tetraodontidae.
In particolar modo per quelli di acqua dolce o salmastra.
E ancora in più particolar modo per i mini puffer, ovvero per il genere Carinotetraodon.

Carinotetraodon lorteti - fonte eol.org

Composto da sei specie, si differenzia dagli altri Tetraodontidae principalmente per le dimensioni ridotte, che vanno dai 2 ai 6 cm. Distribuiti nel sud-est asiatico, in particolar modo tra l'India, il Borneo e l'Indonesia, con alcune specie endemiche solamente di alcune zone ben specifiche, come il caso del meraviglioso Carinotetraodon irrubesco (Tan, 1999), situato solo in alcuni fiumi di Sumatra e del Borneo sud-occidentale.
Tutte le specie sono classificate come Not Evalued per la IUCN Red List, anche se non si hanno ancora dati effettivi delle varie popolazioni, ciononostante gli esemplari in commercio sono quasi tutti di cattura. In Italia l'unica specie allevata e commercializzata con regolarità è Carinotetraodon travancoricus (Hora & Nair, 1941), che raggiunge in acquario una lunghezza media di 2,5 cm. Nonostante la taglia sono comunque dei cacciatori attivi, con una dieta principalmente fatta di invertebrati, con una particolare predisposizione per le lumache e i chironomus.

Dopo qualche piccola informazione di apertura, vi rimando ai video di Nishimura Toshiya, che cura il Laboratory of Tetraodontinformes, che vale la pena essere visto (magari con Google Trad, eheheh).

Carinotetraodon borneensis (Regan, 1903)

Carinotetraodon imitator (Britz & Kottelat, 1999) -  fonte puffernet.tripod.com

Carinotetraodon irrubesco (Tan, 1999)

Carinotetraodon lorteti (Tirant, 1885)

 
Carinotetraodon salivator (Lim & Kottelat, 1995)

 
Carinotetraodon travancoricus (Hora & Nair, 1941) - fonte MrPerinki - youtube.com

In Italia, l'unico sito che tratta l'argomento in maniera esaustiva è ovviamente Acquariofilia Consapevole, che in realtà parla di vari puffer in maniera molto approfondita, e di cui vi rimando al link. Bisogna però citare anche un articolo sulla riproduzione dei dwarf puffer di Antonio Borrani sul sito del GAF (pubblicato anche su Playfish n. 18), questo il link.

Per la tassonomia e per informazioni riguardanti morfologia e habitat, vi rimando alla pagina di fishbase, qui, mentre invece un altro paio di link utili sono quelli di The Puffer Forum, Dwarfpuffers.com, Tropicalfishfinder.co.uk, Zwergkugelfisch.de oltre a quelli già citati sopra.

Sto allestendo un 30 lt e ancora non so cosa mettere di preciso. Chissà...

martedì 12 gennaio 2010

Vecchie pubblicazioni

La vera scienza soprattutto insegna a dubitare e ad essere ignoranti. (cit. Miguel de Unamuno)

Spulciando nel sito di Zootaxa (trovate il link nell'apposita sezione alla vostra destra) ho trovato un intero libro, datato 2007, che potrebbe essere non dico utile ma curioso per un po' di persone. Sicuro la mole di lavoro dietro è enorme.


Corydoras haraldschultzi (Knaack, 1962) -  fonte commons.wikimedia.org


In libro in questione è Checklist of catfishes, recent and fossil, and catalogue of siluriform primary types di Carl J. Ferraris Jr., un'opera mastondotica di classificazione e catalogazione di tutti i simpatici (ma neanche troppo) siluriformi scoperti fino al 2005. Si tratta in soldoni di una checklist di 3088 specie dell'intero ordine (almeno quelle valide e catalogate), quindi va da se che le 600 e passa pagine sono ben significative.
Se volete farvi un'idea, l'abstract lo trovate qui.
I due tomi virtuali (adoro l'idea di una biblioteca online) sono scaricabili da qui:
tomo 1 & tomo 2.


Può essere utile, ai catfisher (penso a Patrick ad esempio), per risolvere qualche interrogativo, di sicuro però avremo ancora per molto una serie di Lxxx e di Cxxx con cui gli zoologi combatteranno nel tentativo di classificazione.

martedì 29 dicembre 2009

Nuovo genere e nuove specie

L'indecisione sta alla base della flessibilità. (cit. Arthur Bloch)
 
Notizia un po' vecchiotta, ma me ne accorgo solo ora. Farà sicuramente piacere ai killimaniacs, ma è stato descritto un nuovo genere di killi all'interno della famiglia dei Nothobranchiidae, nello specifico Nimbapanchax, comprendente due nuove specie, una appena scoperta e una riclassificata. L'abstract dell'articolo di Rainer Sonnenberg e di Eckhard Busch lo trovate qui, l'articolo completo è a pagamento. In sintesi, i due autori propongono, dopo un'analisi delle sequenze nucleari e mitocondriali, una riclassificazione di parte del genere Archiaphyosemion, suggerendo come nome nuovo Nimbapanchax. Inoltre, dopo uno studio in Guinea, sono state classificate due nuove specie: Nimbapanchax leucopterygius, prima identificata come Archiaphyosemion maeseni (Poll, 1941), di cui trovate una scheda qui, e Nimbapanchax melanopterygius, scoperta nella regione del Monte Nimba nel sud-est della Guinea.

Nimbapanchax melanopterygius, prima descritta come Archiaphyosemion maeseni, fonte killi.co.uk

Oltre a ciò Aphyosemion maeseni (Poll, 1941) è stato riesaminato ed è stato trasferito nel genere Epiplatys, dopo uno studio sui caratteri morfologici del pesce in questione. Si può vedere una descrizione su fishbase.org, precisamente qui.

Aphyosemion maeseni, foto di Frank Teigler, fonte fishbase.org - hippocampus-bildarchiv.de

Spero che ai miei amici killifisher possa interessare, anche perchè si tratterà di cambiare le etichette per chi ha le specie in questione. Approfitto del post infine per fare gli auguri di buon Natale e di felice 2010 a tutti quanti, mille di queste vasche!